Claudia Valeri

Il Mitra di Kriton e la copia della Collezione Giustiniani


"Faccio voto che il gruppo Giustiniani possa venir tolto dallo squallido abbandono attuale e ripulito in modo da permetterne lo studio ..., è auspicabile ... che il Mitra possa venir acquisito dallo Stato e destinato al Museo Ostiense, dove il confronto con quello di Kriton gli conferirebbe un preciso significato" (G. Becatti, 1957)

Sono passati più di quarant'anni da quando Giovanni Becatti, pubblicando la copia Giustiniani del Mitra di Kriton, ne auspicava il ricongiungimento con il gruppo ostiense molto ben conservato e firmato dallo scultore ateniese.



Fig. 1 - Il gruppo nel giardino Odescalchi

Su indicazione di Enrico Paribeni, il Becatti aveva potuto infatti identificare in un gruppo frammentario (fig. 1), sistemato nel giardino Odescalchi di Bassano di Sutri, l'immagine del "Gladiatore che uccide un leone", pubblicata nella tavola 117 della grande raccolta in foIio di incisioni in rame, stampata nel 1631, e riproducente le sculture della ricca collezione del marchese Vincenzo Giustiniani (fig. 2).



Fig. 2 - "Gladiatore che uccide un leone"

Nel giardino di Bassano il gruppo si trovava sull'orlo di un grande bacino semicircolare (c.d. Peschiera), collocato tra una statua di Asclepio e una di Igea (fig. 3).



Fig. 3 - Il gruppo sull'orlo della c.d. Peschiera

Rispetto all'incisione del I volume della Galleria Giustiniani, la scultura vista dal Becatti era completata diversamente, non più "una curiosa testa elmata con casco sferiforme", ma "una testa giovanile ricciuta", nella quale lo studioso riconosceva un ritratto del giovane Marco Aurelio databile intorno al 144 d.C. (fig. 4).



Fig. 4 - Il gruppo con un ritratto del giovane Marco Aurelio

Lo "stato di squallido abbandono" del giardino, denunciato dal Becatti nel 1957, favorì senza dubbio l'ulteriore danneggiamento del gruppo testimoniato da alcune fotografie scattate nel 1971 (fig. 5): sparita la testa di Marco Aurelio, non pertinente al gruppo, ma comunque antica, perduto il braccio sinistro, che il Becatti riteneva originario anche se mal ricomposto, ed infine assente anche la testa del leone, frutto del completamento seicentesco. In questo clima di generale asbbandono il gruppo fu trafugato.



Fig. 5 - Fotografia scattata nel 1971

Agli inizi degli anni ottanta un torso di Mitra tauroctono (fig. 6) veniva esposto a Malibu nel Paul Getty Museum. La scultura, benché priva di tutte le integrazioni seicentesche, era riconosciuta come pertinente al gruppo rubato dal giardino Odescalchi e, riconsegnata, sequestrata dal Comando dei Carabinieri Tutela del Patrimonio Artistico di Roma il 15 febbraio 1999.



Fig. 6 - Torso di Mitra tauroctono della Collezione Guistiniani

Il grande gruppo del Mitra tauroctono in marmo pentelico, esposto nel Museo Ostiense (fig. 7), venne rinvenuto nel 1939 in un ampio corridoio di servizio delle Terme del Mitra, la cui costruzione risale all'età adrianea. Questo ambiente ipogeo fu destinato a mitreo in un secondo momento con alcune modifiche, fra le quali la costruzione di due podi in opera listata e Ia sistemazione del gruppo scultoreo su una base in muratura, disposta obliquamente in fondo al sacello, sotto un lucernario.



Fig. 7 - Museo Ostiense, gruppo del Mitra tauroctono firmato da Kriton (inv. 149)

La scultura raffigura la divinità persiana Mitra nel momento che precede lo sgozzamento del toro. Il dio veste una corta exomische lascia scoperta la spalla destra, il ginocchio destro è premuto sulla groppa del toro schiacciato a terra, la mano sinistra ha afferrato la testa dell'animale, mentre la mano destra brandisce il pugnale pronta a compiere il sacrificio. Comunemente la divinità è rappresentata in abito orientale (berretto frigio, corta tunica, mantello e lunghi pantaloni attillati) nell'atto di uccidere il toro, la scena è solitamente completata dalla raffigurazione di un cane che lambisce la ferita del toro, un serpente e uno scorpione che afferra i testicoli dell'animale in agonia.

Il gruppo ostiense presenta invece un'iconografia insolita con il dio vestito alla greca ritratto nel momento estatico che immediatamente precede il sacrificio. La provenienza orientale del dio doveva essere comunque testimoniata dal tipico berretto a punta, lavorato a parte e probabilmente in metallo, mentre il capo era ornato di raggi metallici. Sul petto del toro si legge l'iscrizione greca su tre righe:

KPITΩN
AΘHNAIOΣ
EΠOIEI

(Kriton ateniese fece), che ci tramanda il nome dello scultore collocando l'opera nel novero della produzione neoattica.

Il torso Giustinani, ora qui esposto, rappresenta l'unica replica nota del Mitra ostiense. Il formato delle due sculture sembra coincidere, così come l'uso del marmo pentelico e l'impostazione generale della figura, ma si notano alcune differenze. La cinta stretta in vita è tutta più sottile e le sue estremità annodate ricadono con due linee curve senza la leggera sinuosità dell'esemplare di Kriton, il fodero del pugnale lavorato a parte dell'esemplare ostiense è sostituito da un fodero piuttosto sporgente, molto più aggettante risulta il ricasco del chitone, rinforzato da un puntello a sezione quadrangolare che invece non compare nel gruppo di Ostia. Le divergenze maggiori riguardano però la resa stilistica del panneggio, maggiormente semplificato nell'esemplare Giustiniani che tradisce una lavorazione meno accurata e più schematica delle pieghe del panneggio, mentre piuttosto sommario è il rendimento della gamba sinistra.

Sulla cronologia del gruppo ostiense esistono ipotesi contrastanti. Il Becatti proponeva una datazione tra il 160 e il 170 d.C. suggestionato dall'ipotesi che il nostro Kriton potesse essere identificato con un omonimo scultore attivo intorno alla metà del Il secolo d.C. La tendenza attuale è invece quella di rialzare la cronologia, alcuni studiosi ne propongono la datazione addirittura in età ellenistica. Del resto la scultura non fu eseguita appositamente per il mitreo ove è stata rinvenuta, come dimostra l'inserimento del gruppo nella nuova base in marmo proconnesio che mal si adatta a quella originaria, ma che invece corrisponde al basamento in muratura nel mitreo. Il nostro Kriton dimostra abilità nella resa del modellato anatomico e nel trattamento naturalistico del panneggio, molto moderato è l'uso del trapano, mentre tutta l'impostazione è contraddistinta da un certo vigore. Questi dati, insieme alla testimonianza della firma, fanno peraltro pensare ad una creazione originale neoattica, databile nella prima metà del I secolo d.C.; da questa dipenderebbe il torso Giustiniani, replica meno accurata e forse leggermente più tarda.

Claudia Valeri

Bibliografia essenziale:

G. Becatti, I Mitrei. Scavi di Ostia II, Roma 1954, pp. 29-38; G. Becatti, "Una copia Giustiniani del Mitra di Kriton", Bollettino d'arte, 42, 1957, pp. 1-6; R. Calza - M. Floriani Squarciapino, Museo Ostiense, Roma 1962, p. 26, n. 30; E. Simon, in Fuehrer durch die oeffentlichen Sammlungen klassischer Altertuemer in Rom, IV, Tuebingen 1972, n. 3012; J. Frel, in Getty Museum Journal, 1984, pp. 85-86, n. 32, figg. 24-25; L. Guerrini - F. Carinci, "Indicazioni Giustiniani I, in Studi per Laura Breglia III, Roma 1984, pp. 165-170; R. Vollkommer, in LIMC VI (1992), s.v. "Mithras", p. 596, nn. 98-99.